Teatro

Speciale Fringe 2013

Speciale Fringe 2013

AH... L'AMORE, L'AMORE

Alla base dello spettacolo c'è la passione di  Francesca Botti per le canzoni di Luigi Tenco. Poi, quando nel progetto è entrata anche Sabrina Carletti, l'idea originale è diventata Ah... L'amore, l'amore un spettacolo intelligente interpretato da due donne e che parla dal punto di vista femminile di donne e uomini.

Senza mai minimamente sfiorare gli stereotipi sull'identità di genere, senza mai cadere nella tentazione della battuta facile, volgare, in quanto ovvia, Botti e Carletti allestiscono un discorso divertito e profondo, intellettualmente onesto e intelligente, sull'amore, toccando, con ironia divertita, alcune debolezze umane, maschili e femminili, che tutti e tutte sperimentiamo nelle nostre relazioni di coppia  e che, da spettatori e spettatrici, vediamo finalmente rappresentate sul palco sentendoci in qualche modo risarciti e risarcite di un dolore o di una incomprensione che, una volta tanto, non è solamente più la nostra.

Un meccanismo semplice, quello delle amiche che si incontrano per passare una serata assieme, serve alle due interpreti per toccare i tasti diversi di una tastiera emotiva composita e originale, sorprendente per la qualità non solo della recitazione e del canto, ma anche della scrittura e della drammaturgia.

Così quando si competono un uomo incontrato e che entrambe trovano attraente, le due amiche non smettono di solidarizzare e rimangono complici di classe, sfatando il mito delle donne nemiche e gelose che si litigano gli uomini strappandosi l'una l'altra i capelli (come piace immaginare evidentemente a tanti maschietti).

Una solidarietà tra pari che è raro vedere a teatro dove la competizione tra donne viene sempre illuminata dalla sinistra e patriarcale luce della numinosità femminile ai danni dell'uomo, del maschio, che qui non è né demonizzato ma nemmeno reso una vittima delle strategie femminili.

Ancora, pur risentendosi della proposta  maschile di una relazione solamente sessuale, i due personaggi  inorridiscono non perchè poco interessate al sesso che, anzi, va loro benissimo, sfatando l'altro classico luogo comune che pretende gli uomini interessati al sesso e le donne all'amore ma per la volgarità (nel senso del troppo esplicito) della proposta, da fare magari con un po' più di tatto.

La destrutturazione dei cliché che andiamo notando non costituisce il motore dello spettacolo, è più semplicemente il punto di vista della drammaturgia, scevro da certe tristi semplificazioni della cultura contemporanea di massa, da quella televisiva a quella cinematografica, da quella letteraria alla carta stampata, dimostrando e ricordando che un pensiero altro può esistere e di come, nonostante la sua profondità, possa rimanere leggero. Anzi, meglio, di quanto sia leggero proprio grazie alla sua capacità di andare in profondità per riemergere con una notazione comica.

Mille le invenzioni linguistiche  di Francesca Botti, dagli scimmiottamenti di gusti musicali (la china music per la Indie Music....)  e letterari - "ho letto tutto Tolstoevskyi" millanta uno dei due personaggi - ai brani delle canzoni usati come parti del testo, cioè recitati e non cantati. Una scrittura quella di Botti che è un crogiolo di testi e sottostesti, di citazioni e allusioni in un elegante equilibrio tra la pagina scritta e quella recitata sul palco.
Una scrittura unica anche nella lingua, una volta tanto non sessista ma declinata al femminile in tutti  quei casi in cui normalmente e sessisticamente il maschile viene spacciato per neutro e quindi usato anche al posto del femminile come, per esempio, nei participi accordati una volta tanto al femminile (mi hai vista).
 
Un testo che nonostante metta in scena la rabbia, la stizza e il dolore per l'abbandono, ci ricorda come solo se sappiamo stare bene da sole stiamo bene anche nella relazione e di come, insomma, si vive bene anche senza maschi, non come scelta separatista ma perchè, aggiungiamo noi citando le parole di una canzone di Fiorella Mannoia, io mi basto sola
 
Le canzoni, già, molto più che cantate sono anche recitate e interpretate (oltre a Tenco abbiamo riconosciuto Mannoia mentre alcuni brani sono originali) con una precisione squisita diventando a loro modo personaggio dando un punto di vista in più restituendo anche emotivamente il dettaglio di una storia d'amore perduta e rievocata, sia quella del bambino di cui ci si è innamorate alle elementari (uno dei momenti più intensi dello spettacolo) sia di quell'uomo che quando se ne è andato ci ha dato le scuse più assurde (e le due interpreti snocciolano un elenco spassoso quanto vero).
 
Ecco dopo aver visto Ah... L'amore, l'amore si lascia la sala ancora più felici di amare le donne che sanno fare con estrema naturalezza quello che a noi uomini costa una fatica immensa: vivere libere.